Ti è mai capitato di sentirti insicura, tanto da non credere più nel tuo valore?
Questa sensazione è spesso etichettata come “mancanza di autostima” e vista come un “difetto” da correggere, ma in realtà è molto più di questo.
L’autostima non è una dote fissa o un serbatoio da riempire: è un processo continuo di regolazione che cambia con le esperienze, i pensieri e le emozioni di ogni giorno. Quando ci sembra di “non averne abbastanza”, probabilmente stiamo solo guardando a noi stessi attraverso un filtro distorto, che amplifica i difetti e minimizza le qualità.
In questo articolo esploreremo come nasce l’autostima e quali sono gli elementi che la rendono solida e flessibile, così da poter coltivare un rapporto più equilibrato con noi stessi.
Cos’è l’autostima
L’autostima è la percezione che ognuno di noi ha di sé stesso, del proprio valore e delle proprie capacità. È il filtro attraverso il quale interpretiamo i nostri successi, affrontiamo i nostri fallimenti e ci relazioniamo con il mondo.
Tuttavia, non è una misura oggettiva o universale: non si tratta di essere “bravi” o “meno bravi,” ma di come vediamo e valutiamo la nostra persona in base alle esperienze che viviamo, ai confronti con gli altri e alle convinzioni che abbiamo sviluppato nel tempo.
Pensiamo all’autostima come a un “dialogo interno.”
Questo dialogo può essere incoraggiante e realistico, oppure severo e critico.
Per esempio, una persona con una buona regolazione della propria autostima, dopo aver commesso un errore al lavoro, potrebbe pensare: “Ok, ho sbagliato, ma posso imparare e fare meglio la prossima volta.” Al contrario, chi ha una percezione di sé sbilanciata potrebbe dire a se stesso: “Sono un fallimento. Non riesco mai a fare nulla di giusto.”
O ancora, una persona con una buona regolazione dell’autostima, di fronte a un nuovo incarico di lavoro, potrebbe pensare: “È una sfida, ma credo di potercela fare; se ci saranno ostacoli, saprò come superarli.”
Al contrario, chi vive una fase di disregolazione potrebbe dirsi: “Perché hanno scelto proprio me? Forse non sono all’altezza e farò solo brutta figura.”
La differenza non è nel fatto di avere o meno autostima, ma in come questa viene regolata e vissuta.
Come ci accorgiamo di avere autostima?
Avere autostima non significa non avere mai dubbi o non provare mai insicurezza. Significa piuttosto avere un rapporto equilibrato con se stessi, in cui possiamo riconoscere i nostri punti di forza, affrontare i nostri punti deboli e accettare le nostre imperfezioni.
Allo stesso modo, avere dubbi o essere insicuri di tanto in tanto non significa avere una mancanza di autostima.
Ci accorgiamo di avere un’autostima regolata quando:
- Riusciamo a intraprendere nuove sfide senza essere paralizzati dalla paura di sbagliare.
- Accettiamo i nostri errori come parte naturale della crescita, senza lasciare che ci definiscano.
- Riconosciamo il nostro valore intrinseco, indipendentemente dai risultati o dalle opinioni degli altri.
Questa capacità di “stare con se stessi” in modo equilibrato e realistico è ciò che rende l’autostima un concetto complesso e ampio, diverso per ciascuno. Ogni persona ha una storia, delle esperienze e dei contesti che influenzano la propria percezione di sé.
Per comprendere appieno la nostra autostima, dobbiamo prima chiederci come è stata costruita: quali esperienze l’hanno modellata? Quali convinzioni sul nostro valore abbiamo interiorizzato nel tempo?
Una volta compresi questi fattori, possiamo iniziare a regolare il nostro dialogo interno, promuovendo una visione di noi stessi più equilibrata e consapevole.
I tre elementi fondamentali dell’autostima
Per comprendere meglio come funziona l’autostima, possiamo scomporla in tre componenti principali che, se ben integrate e bilanciate, ci permettono di costruire una percezione sana di noi stessi. Questi elementi sono autoefficacia, autoaccettazione e autenticità.
- Autoefficacia:
L’autoefficacia rappresenta la fiducia nelle proprie capacità di affrontare e gestire le sfide della vita. Non significa avere la certezza di non fallire mai, ma piuttosto credere che, anche in caso di difficoltà, si può imparare, adattarsi e migliorare. Quando ci sentiamo efficaci, siamo più disposti a tentare nuove strade, a esplorare possibilità e a vedere gli ostacoli come occasioni di crescita. Al contrario, una percezione bassa della propria efficacia può indurre a evitamenti o a blocchi, rafforzando la convinzione di essere incapaci.
- Autoaccettazione:
L’autoaccettazione riguarda il modo in cui abbracciamo tutte le nostre parti: pregi, difetti, limiti e potenzialità. Non significa accontentarsi di meno, ma riconoscere che non è necessario essere perfetti per avere valore. Chi riesce ad accettarsi tende a giudicarsi meno severamente, ad affrontare gli errori come opportunità di apprendimento e a non lasciarsi definire esclusivamente dalle proprie imperfezioni. Al contrario, chi fatica ad accettarsi tende a focalizzarsi solo sulle mancanze, vedendo ogni errore come una conferma di inadeguatezza.
- Autenticità:
L’autenticità è la coerenza con i propri valori, bisogni e desideri. Una persona autentica vive in armonia con ciò che sente, fa scelte che rispecchiano le proprie convinzioni e non si lascia condizionare eccessivamente dal giudizio altrui. Questo non significa ignorare il contesto sociale o le relazioni, ma mantenere un equilibrio tra il rispetto per gli altri e la fedeltà a sé stessi. Quando manca l’autenticità, si tende a cercare costantemente l’approvazione esterna, a indossare maschere che non ci appartengono e, di conseguenza, a sentirsi vuoti o inautentici.
Regolazione, non presenza o mancanza di autostima
Quando si parla di autostima, è facile incorrere nell’errore di pensarla come una “quantità”, come se fosse un oggetto da riempire o svuotare. Spesso ci si riferisce a concetti come “bassa” o “alta” autostima (addirittura a volte si parla anche di mancanza totale di autostima), immaginando che esistano persone con un “livello” più alto e altre con un livello più basso, quasi fosse una risorsa misurabile.
In realtà, l’autostima non è un serbatoio. Non la possiamo accumulare come punti in un gioco, né possiamo perderla completamente.
L’autostima è, piuttosto, un processo. È un modo in cui ci percepiamo, ci valutiamo e diamo un senso alla nostra esperienza di vita. Non si tratta di ottenere un punteggio perfetto o di raggiungere uno standard ideale: il vero lavoro sta nel regolare questa percezione in modo che sia più equilibrata e realistica. In altre parole, l’autostima è un sistema dinamico che cambia nel tempo, influenzato dalle nostre esperienze, dalle relazioni che intratteniamo e dalle sfide che affrontiamo.
Pensiamo a una bilancia: se da una parte mettiamo le nostre qualità e i nostri successi e dall’altra le nostre difficoltà e i nostri errori, è naturale che a volte la bilancia penda da un lato o dall’altro.
Il nostro obiettivo non è eliminare del tutto i pesi “negativi”, ma trovare un equilibrio in cui siamo in grado di riconoscere tanto le nostre capacità quanto le nostre aree di miglioramento.
Questo equilibrio non è statico: va continuamente aggiustato e ricalibrato in base alle situazioni e al contesto.
La mancanza di autostima
Quando si parla di “mancanza” di autostima, si tratta spesso di una disregolazione, cioè di uno squilibrio nel modo in cui valutiamo noi stessi. Ad esempio, possiamo ritrovarci a concentrarci solo sugli aspetti negativi, svalutando i nostri successi, amplificando gli errori e trascurando completamente le nostre qualità. Questo non significa che non abbiamo autostima, ma che il nostro modo di interpretare il nostro valore personale è sbilanciato e ci porta a percepirci come inadeguati o insicuri.
Allo stesso modo, ci possono essere momenti in cui siamo troppo indulgenti con noi stessi, ignorando aree di miglioramento importanti. Anche questa è una forma di disregolazione, perché ci impedisce di vedere con chiarezza le sfide che dobbiamo affrontare per crescere. In entrambi i casi, il problema non è l’assenza o la presenza dell’autostima, ma la mancanza di un’interpretazione equilibrata e realistica di ciò che siamo e di ciò che possiamo fare.
L’autostima, quindi, non è qualcosa che “abbiamo” o “non abbiamo,” ma un sistema che può essere regolato e affinato nel tempo.
Imparando a riconoscere e bilanciare i suoi tre elementi fondamentali – autoefficacia, autoaccettazione e autenticità – possiamo costruire una base stabile su cui fondare il nostro senso di valore personale.
Conclusione
Vedere l’autostima come un processo di regolazione ci permette di avvicinarci a noi stessi con maggiore consapevolezza e compassione. Non si tratta di diventare perfetti o di eliminare ogni insicurezza, ma di imparare a bilanciare la nostra percezione di valore personale in modo che sia più autentica e realistica. Con il tempo e l’impegno, possiamo sviluppare una relazione più sana con noi stessi, accettando tanto i nostri limiti quanto i nostri punti di forza.
Se senti che le difficoltà legate alla tua autostima stanno influenzando la tua qualità di vita, le tue relazioni o la tua capacità di affrontare sfide quotidiane, potrebbe essere utile consultare un professionista. Un terapeuta qualificato può aiutarti a esplorare le radici di questi sentimenti, a identificare eventuali schemi disfunzionali e a trovare strategie personalizzate per regolare la percezione che hai di te stesso.
Disclaimer
Ricorda che le informazioni presentate in questo articolo sono di natura teorica e generale. Ogni persona è unica, e la terapia deve essere sempre adattata alle esigenze specifiche dell’individuo. Per questo motivo, quanto letto non può sostituire una valutazione professionale o un percorso terapeutico personalizzato. Se senti la necessità di un supporto mirato, non esitare a rivolgerti a uno specialista che possa guidarti nel tuo percorso personale di crescita.
0 commenti